È domenica sera e mentre studia delle partiture in vista della registrazione video di un concerto che verrà effettuato per l'inaugurazione dell'anno accademico dell'istituto nel quale lavora, Nicola ad un certo punto controlla i messaggi pervenuti e vede che è segnalata la diretta video su Youtube (https://www.youtube.com/live/Yualkl31amw) di Francesco Francia, il fotografo professionista autore di alcuni corsi online che Nicola segue.
Incuriosito Nicola si collega sul sito ma ha modo di vedere solo l'ultimo paio di minuti della diretta: in fondo Francesco Francia indica dei parametri di scatto di una immagine che, Francia afferma, chi conosce bene le tecniche di illuminazione fotografica, riuscirebbe a fare in 3-4 minuti.
Vista la sfida lanciata, Nicola decide di provarci: sceglie uno dei fondali che anni fa ha creato durante il periodo di lockdown, cerca e dopo qualche momento trova la corda metrica per collocare alla distanza indicata dallo sfondo il soggetto (se stesso, ormai è abituato), prende due cavalletti e opta per mettere su di essi due luci led continue (come key light un Godox Sl60sw e come rim light un Ambitful Fl80).
Come modificatore della key light vista l'indicazione che deve essere una luce semi morbida e considerando che deve controllare la dispersione sul set per potere bilanciare precisamente a 1:16 (come richiesto nel video) il rapporto tra key light e fill light, Nicola opta per un softbox piccolo, un Phottix G-Capsule 30*55 grigliato al quale però toglie il velo interno di diffusione poiché, per esperienza, sa che per arrivare al valore richiesto, F4 scattando a ISO 800 a 1/60 di secondo posizionando l'incarnato del soggetto in zona 7 della scala di Adams, dovrà non solo avvicinare molto la key light, ma spremere al massimo la potenza disponibile dell'illuminatore.
Per la rim light le opzioni come modificatore sono diverse (bare bulb, parabola, parabola con griglia, stripbox, ecc.) ma non volendo usare troppe luci (gli è venuta la tentazione con un gioco di specchi di fare tutto con una sola luce ma ha saggiamente valutato che avrebbe richiesto troppo tempo installare gli elementi necessari senza poi avere la sicurezza di ottenere un risultato in linea con le consegne date) ha optato per applicare alla luce led Ambitful FL80 una lente di fresnel in modo che, collocandola dietro al soggetto e a fianco del fondale, con il giusto orientamento e ampiezza di diffusione del fascio luminoso, rischiarasse principalmente un pannello di bianco messo davanti al soggetto sul lato opposto rispetto a quello dove aveva collocato la key light e solo marginalmente il lato della figura del soggetto in ombra rispetto alla key light.
Accese le luci Nicola ha iniziato la misurazione e considerato che doveva scattare a F4 e portare l'incarnato in zona sette, ha fatto le valutazioni del caso per avere la giusta intensità della luce (i parametri sono indicati dopo nel commento caricato su Youtube con relativa spiegazione del perché ha cercato tali valori).
Messo un obiettivo 85 mm, posizionato davanti al soggetto un cavalletto per sostenere la fotocamera, attaccata ad esso e attivata la fotocamera, messo a F4 1/60 di secondo e ISO 800 i parametri di scatto, Nicola, impostato in manuale la messa a fuoco che ha fatto nel punto dove pensava di collocarsi, ha attivato il timer dell'autoscatto, ha imprecato mentalmente per un paio di volte per il risultato ottenuto nelle fotografie iniziali poiché mettendosi davanti alla fotocamera senza nessun controllo dell'inquadratura aveva puntato una prima volta troppo in basso l'inclinazione della camera e troppo in alto la seconda, a poi ha fatto lo scatto che vedete qui sotto.
Il tempo di analizzare che poteva mettersi meglio in posa e pensare che lo schema di luce Rembrandt ha diverse varianti e che Francesco Francia poteva essere un attimino più specifico (key light da destra o sinistra? volto diretto verso camera o orientato lateralmente rispetto alla linea di scatto? con che inclinazione?), reperito un lettore di memoria, collegato lo stesso al computer, scaricata l'immagine, croppata leggermente e messa sulla chat dove alle 19.22 era stata postata la segnalazione della diretta video su Youtube, Nicola vede che il suo messaggio riporta l'orario 19.38 e inizia a sacramentare, poiché si è accorto solo adesso che per la fretta ha fatto tutto senza aver fatto partire un cronometro e che non ha alcun modo di verificare se ha realizzato la foto nei 4 minuti indicati.
Non c'è modo di sapere quanto tempo Nicola ha effettivamente impiegato, ma sicuramente, per realizzare lo scatto, ha impiegato molto meno tempo di quanto ci ha messo a scrivere il commento che ha poi postato su Youtube e che riportiamo qui sotto, nel quale spiega alcuni dei valori di illuminazione con i quali nel caso dovesse farsi (e si è fatto) un autoscatto avrebbe (ha) dovuto ricercare per avere l'immagine secondo le consegne date (NB al testo presente su Youtube qui sotto sono state apportate un paio di correzioni poiché Nicola nello scrivere ha avuto anche il tempo di infilarci qualche errore di battitura e qualche ripetizione di troppo).
"Se si ha tempo a disposizione e si vuole sperimentare per conto proprio si può andare anche a tentativi però, nel momento in cui si deve realizzare una immagine che si è pensata in un certo modo con determinati rapporti di illuminazione e/o si hanno sul set delle persone, è meglio che la foto venga fuori al primo scatto.
Per fare ciò gli elementi da tenere in considerazione sono tanti e riguardano non solo la quantità e qualità della luce che arriva sul soggetto, ma anche la riflessione delle superfici illuminate. Per esempio, se io voglio fare in autoscatto una foto che risulti con un incarnato in zona sette, considerando che ho la pelle abitualmente abbronzata e che mediamente riflette come il grigio medio (alcuni invece possono avere pelli più chiare che riflettono uno stop o uno stop e 1/2 sopra la riflettenza del grigio medio, altri soggetti ancora possono avere pelli meno riflettenti della mia), devo fare in modo che il mio volto sia illuminato due stop sopra al valore indicato come impostazione di diaframma, ovvero nel mio caso l'esposimetro deve indicare un valore di F8.0.
Dovendo avere un rapporto di illuminazione 1:16 tra la parte illuminata e quella in ombra, nel mio caso il valore della luce di schiarita (che per alcune situazioni può essere ottenuta con semplice un pannello bianco che riprende la luce della key light e/o della rim light senza per forza utilizzare una luce dedicata) deve arrivarmi sul viso a F2,0 (partendo da F8 per avere il rapporto 1:16 la luce deve essere 4 stop inferiore e quindi 5.6->4.0->2.8->2.0).
Per la rim light, che nel caso di un ritratto con schema luce Rembrandt generalmente la si mette in modo da stagliare la figura dallo sfondo dal lato opposto rispetto a quello nel quale è collocata la key light, non basta solo leggere il valore di intensità che arriva sul soggetto, ma valutare anche l'angolo di incidenza, poiché tale angolo, in particolare modo se la rim light è una luce dura, impatta anche sulla quantità di luce che viene effettivamente riflessa verso la fotocamera (può aumentare anche di uno stop) e conseguentemente si deve compensare tale effetto, abbassando l'intensità della rim light. Per lo sfondo, per averlo esposto nei valori indicati, risulta importante controllare la diffusione della luce principale e nel caso illumini anche lo sfondo, si deve valutare la distanza sorgente di luce - soggetto e sorgente di luce - sfondo, poichè, nel caso di luci dure, l'intensità della luce varia inversamente al quadrato del variare della distanza (per esempio se la distanza è raddoppiata, l'intensità cala di 4 stop) mentre nel caso di luci morbide, che derivano da una maggiore diffusione dalla luce, il variare dell'intensità è attenuato rispetto a quanto testè esposto.
Ecco quindi che la scelta del modificatore utilizzato è da valutare attentamente poiché le possibili opzioni, a partire da lente di fresnel (che però dà una luce semidura e non semidiffusa come indicato nella esercitazione proposta a fine video) con o senza alette paraluce, per passare poi agli ombrelli (che possono essere piccoli medi e grandi, semplici o deep, con telo bianco traslucido usato per riflessione o come superficie filtrante, oppure con copertura non traslucida con ulteriori opzioni possibili quali superficie interna bianca oppure argentata a buccia d'arancia, che qualcuno definisce martellata, oppure argentata liscia generalmente sconsigliabile per la tendenza a creare ombre multiple, ecc.) fino ad arrivare ai softbox (anch'essi di varie forme, dimensioni e tipologia di superficie interna, con o senza griglia a nido d'ape applicata), hanno delle ricadute non solo sulla qualità di luce che impatta sul soggetto, ma anche come essa è direzionata e/o sia dispersa sul set, illuminando anche altri elementi che magari non devono essere rischiarati.
Tutti questi elementi costituiscono delle variabili che influenzano come sarà effettivamente illuminato il set e il risultato finale della foto.
Studiare prima, per conoscere i principi di base della propagazione della luce, riflessione degli elementi, imparando a misurare l'intensità delle varie fonti di luce e gli effetti dei vari modificatori, permette poi di gestire l'illuminazione sul set in modo che non ci siano infinite prove e aggiustamenti e si abbia così tempo per lavorare artisticamente e con competenza con il soggetto fotografato.
Dico questo perché fin da giovane sono un appassionato dell'arte fotografica e in questo ultimo periodo ho deciso di avere un approccio più tecnico e approfondito, seguendo corsi con vari fotografi: personalmente ho trovato molto interessanti e utili i corsi effettuati con Francesco Francia non solo per il contenuto tecnico, ma anche per la passione, disponibilità e competenza con la quale segue i corsisti offrendo ad essi tante occasioni e spunti per migliorare i propri scatti."