giovedì 22 aprile 2021

Prove tecniche di DOF


Uno degli aspetti tecnici da tenere in considerazione,  nel scattare delle fotografie, è la profonondità di campo (Depth Of Field in inglese, da qui il termine DOF), cioè lo spazio davanti e dietro l'effettivo punto di messa a fuoco in cui gli elementi ripresi appaiono nitidi in maniera accettabile.

Una ridotta profondità di campo permette, nell'ambito di una ripresa fotografica o cinematografica, di convogliare l'attenzione di chi guarderà poi l'immagine su alcuni degli elementi ripresi a scapito di altri, poiché nelle fotografie, lo sguardo è attirato maggiormente, oltre che dalle zone più luminose, dalle parti più nitide.

Sfruttato in modo artistico questo elemento consente di realizzare delle fotografie interessanti, in quanto consente al fotografo di scegliere quali oggetti o soggetti presenti nell'inquadratura "saltano all'occhio" di chi guarderà l'immagine e quali altri invece saranno meno notati.

La profondità di campo è influenzata da diversi elementi: lunghezza focale dell'obbiettivo, distanza del punto effettivo di messa a fuoco, apertura del diaframma dell'obbiettivo, dimensioni del sensore della macchina fotografica, ecc.

Poiché nel fotografare noi utilizziamo macchine fotografiche con sensori di diverso formato e fattore di crop, in questi giorni Giovanni Battista ha deciso di fare una prova per vedere le differenti profondità di campo delle nostre fotocamere quando utilizziamo obbiettivi di lunghezza focale diversa per riprendere una immagine cercando di mantenere un angolo di ripresa similare.

Per chi non è addentro ai termini tecnici il fattore di crop indica l'ingrandimento che risulta utilizzando obbiettivi con la stessa lunghezza focale con fotocamere che hanno il sensore per il rilevamento dell'immagine di dimensioni diverse: noi abbiamo fotocamere Canon canon 5D I e mark II che hanno sensore full frame, delle Canon 7D con sensore ridotto APS-C che hanno come fattore di ingrandimento risultante di x1,6 della lunghezza focale e delle Olympus micro 4:3 che hanno fattore di crops x2.

Visti i diversi fattori di crop delle varie fotocamere, Giovanni Battista, per avere angoli di apertura abbastanza similari, ha utilizzato un obbiettivo con 85 mm di focale sulla Canon 5D Mark II, un 50 mm sulla Canon 7D che ha fattore di crop 1,6 (50x1.6= 80), e una lente con lunghezza focale di 45 mm su una Olmpus E-M1 (45x2 = 90 come lunghezza focale comparata a una full frame).

Naturalmente le non perfette corrispondenze di lunghezza focale risultante in base al fattore di crop, e il diverso il ratio delle dimensioni dei sensori (3:2 nel caso delle fotocamere Canon 5D e 7D, 4:3 nel caso della Olympus E-M1), rendono non uguali le immagini risultanti, che comunque, in linea con quanto Giovanni Battista voleva riscontrare, costituiscono un esempio pratico della diversità di profondità di campo risultante con le varie fotocamere.

Canon 5D Mark II 85mm
Canon 7D 50mm
Olympus E-M1 45mm

Risulta evidente che, data la maggiore lunghezza focale effettiva utilizzata a parità di apertura dell'obbiettivo (f1.8 per tutti), gli altri elementi presenti nell'inquadratura che non sono sullo stesso piano del punto di messa a fuoco, risultano meno definiti quando ripresi con la fotocamera full frame Canon 5D mark II rispetto alle immagini fatte con macchine fotografiche con sensore più piccolo e che, conseguentemente, attirano meno l'attenzione dello spettatore e consentono al fotografo di far "staccare" maggiormente nella scena ripresa l'elemento/i effettivamente a fuoco.